Era il 1987, Giugno per la precisione. L’anno delle prime mountain bike e del Mercatone Zeta. Un sabato, finita la scuola, mio padre e mia madre tornarono dal megamarket con una nuova bicicletta per me, bianca e rossa metallizzata a 18 marce e diverse megabuste piene di roba che qua in paese ce le sognavamo. Erano l’anno in cui la Fininvest fondava Tele 5 in Germania, il Festivalbar apriva le porte alla 24esima edizione e Zucchero si preparava a vincere la sezione 33 giri con l’album Blue’s.
All’interno dell’album, Dune Mosse venne considerata un cameo e ascoltarla ancora oggi mi ricorda esattamente quel periodo, quei giorni precisi, l’attimo in cui a mezzogiorno e un quarto l’Audi 80 blu notte metallizzata di mio padre si fermò davanti al nostro garage e mamma, ancora bella, scese con una scorta di regali per me e per mio fratello. Io crescevo, studiavo poco, giravo in bici secca come una tacchia e tra i miei sogni c’era solo il mare che avrei lasciato a settembre, i bagni lunghi e il luna park ogni tanto nei fine settimana. La malattia di mio padre si sarebbe affacciata alla porta di casa quattro anni dopo, i problemi economici ancora più tardi, avevamo tutti tempo. Per questo mi piace tanto questa canzone, mi ricorda di quando a casa eravamo tutti davvero felici.
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