Ho ritrovato un libretto autoprodotto, fatto con la stampante dell’ufficio e incollato con lo sputo, la lamina sulla copertina si sta staccando e l’umidità ha arricciato gli angoli dei fogli.
Di ogni racconto o poesia non sono riuscita a leggere oltre qualche riga, dentro ci sono persone per lo più inventate e un autentico disagio, pure negli spazi bianchi tra una riga e l’altra.
Scrivevo su un bel sito in quel periodo, dove un tipo umbro mi aveva preso di mira e criticava qualunque cosa pubblicassi, a volte mi insultava proprio, diceva che non avevo ritmo, né il senso del tempo, lui invece scriveva cose troppo distanti dalle mie visioni. A parte le parolacce ci odiavamo per lo più cordialmente, ci scrivevamo anche in privato per discutere soprattutto dei miei errori. Non ricordo il suo nome.
Mi ricordo di Barba però e di quando Fabio mi inviò un sms una mattina per dirmi che se n’era andato.
Salvatore fu il primo a pubblicare un libro, se lo meritava tutto.
Il sito poi è stato chiuso per motivi che non mi sono mai stati spiegati e io mi sono aperta un blog che ho tenuto per anni e che un giorno ho cancellato.
Perché io faccio così. Cancello le cose quando il dolore scema. Prima me le vivo nel modo più pesante possibile, poi le cancello: fotografie e testi e gli oggetti li butto.
Non sono una da scatola di ricordi: quello che è stato è stato e spesso è proprio morto, rare volte se ne sta lì nascosto e spunta fuori nei momenti più improbabili a ricordarmi di quanto sia stata cretina o di quanto al contrario mi sia divertita.
Il vantaggio è che non fanno più male perché non essendoci traccia non sono quasi esistiti. Lo svantaggio è che non posso quantificare quanto io abbia imparato e quanto io sia interiormente cresciuta.
A parte stamattina, che ho ritrovato questo cimelio scritto su una base di sensazioni orrende e che mi ha lasciato proprio un sentimento di schifo totale.
All’epoca mi sembrava un capolavoro.
Tuttavia sono indecisa se buttarlo o tenerlo, perché tra tante cose schifose mi ricorda almeno quanto mi sembrava importante scrivere.
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