Mimi sta meglio, la cura sta facendo effetto e per questa volta penso che siamo in salvo????.
Anche il lavoro sta andando bene, il mio inglese migliora e riesco ad interfacciarmi con i miei colleghi senza grossi problemi, li sto conoscendo meglio e ne sto apprezzando le diversità. Tra di loro inizio a sentirmi a casa e scopro che non importa a quanti km di distanza siamo, sono tutti esseri umani, esattamente come me.
Non posso nascondere il mio timore iniziale per la nuova lingua, e le diverse culture ma se per la prima si studia e ci si fa l’abitudine, la seconda è una crescita.
Inglobare le abitudini altrui allarga gli orizzonti, è un viaggio interiore molto bello che insegna persino a non giudicare, ad ascoltare, accogliere e trarre positività.
La mia insegnante d’inglese mi ha mandato una foto della strada dove vive per farmi vedere i tigli, visto che le avevo detto che casa è invasa del loro profumo.
Ci sono tigli qui, ci sono tigli a Bristol, sembra stupido… è incantevole invece. Siamo a oltre 1.900 km di distanza eppure sentiamo lo stesso odore.
E sento molto più vicino a me tutte queste persone, rispetto a tante altre che mi vivono a pochi chilometri di distanza.
Ogni venerdì abbiamo questa call in cui non parliamo di lavoro, ognuno dice quello che gli va, cosa farà nel fine settimana, a volte ci scambiamo foto e canzoni.
Una ragazza ha tirato fuori dal cappello questo contest musicale in cui condividiamo musica, così ognuno sa il genere che piace all’altro. Questa settimana ho scoperto che a lei piace la musica country… le ho mandato una canzone di John Denver che mi divertivo a suonare al piano da piccola e a cui sono affezionata per questo. Non è più il mio genere, né è mai stata tra le mie canzoni preferite però l’ho ascoltata e suonata per parecchio tempo e sapere che nel frattempo qualcuno che ho incontrato per puro caso, l’ha cantata nei suoi anni in tante sere di karaoke in Australia, me l’ha fatta sentire più vicina.
Tante volte non conta la presenza per fare un’amicizia o, in questo caso, un buon rapporto.
Un altro collega ci ha spiegato che in Danese il ciao di apertura si dice Hej mentre quello di congedo è Hej Hej. Abbiamo riso un po’ tutti per questa cosa ma a pensarci bene in Italia facciamo lo stesso: non diciamo ciao ciao quando incontriamo una persona ma quando andiamo via, oppure quando chiudiamo una telefonata, no?
Tutto il mondo è paese, infondo.
E le distanze si possono annullare con poco. I timori anche.
Oggi ho chiesto a un altro collega come mai avesse lasciato l’Irlanda.
“A parte che ho vissuto nei posti più brutti d’Irlanda, poi non c’era niente, neppure mezzi e vie di trasporto decenti” ha detto.
E mi ha mandato una mappa con un paio di frecce disegnate in rosso.
Ho sbirciato su google earth via street view, sembra un posto così calmo invece. Lontano dal casino, vicino alla poesia e all’ispirazione.
Mi ha dato dei consigli per un viaggio futuro: lascia stare Dublino, vai qui e qui, sul Connemara magari e se capita brutto tempo, soprattutto vicino all’oceano, sentirai tutto il Drama!
Probabilmente è il posto che sceglierei se non fossi così tanto ancorata alle mie radici… se avessi la possibilità di vivere un’altra vita.
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